Nell’immaginario collettivo la Società Ippica Torinese non è un “Associazione Sportiva riconosciuta”, non è un qualunque “sodalizio equestre”, non un “circolo”, non è tantomeno un “maneggio”, è solo e semplicemente la S.I.T.. Icona o madre nutrice, se si preferisce, da oltre 100 anni della “equitazione” in Piemonte, e a ben vedere non solo, sulle orme, anzi per diretta derivazione della rivoluzione caprilliana di Pinerolo. Molti allievi di quella scuola (dei quali la S.I.T. custodisce gelosamente le immagini su salti o talus più che impegnativi – immagini che incantano per la correttezza e purezza di assetto) insieme con la nobiltà e la borghesia di allora sono stati artefici della sua nascita ed hanno creato e dato impulso a quel rigoroso ed elegante insegnamento dell’equitazione che si è presto affermato come “lo stile della Società Ippica Torinese”.
Stile che ha connotato fin dall’inizio e poi per decenni la vocazione primaria ed irrinunciabile della società: l’essere “scuola di equitazione a 360°”, non già e non solo luogo in cui si insegna a montare a cavallo o sodalizio di appassionati di equitazione. I suoi maneggi sono stati frequentati, fin da sempre, da cavalieri e istruttori di altissimo livello che hanno consentito a generazioni di appassionati di apprendere ed affinare, a seconda del loro talento, abilità e passione, l’arte dell’equitazione o più semplicemente di crescere come “uomini e donne di cavalli”. Una rarità ai giorni nostri.
Alla S.I.T. hanno mosso i primi passi equestri mostri sacri dell’equitazione, quali, solo per citarne alcuni: i fratelli Stefano e Paolo Angioni, entrambi olimpionici, Daria Camilla Fantoni per ben 3 volte olimpionica con il so mitico Sonny Boy, Lalla Novo amazzone di caratura internazionale, amazzone che ancora oggi, per i più, è la S.I.T., ne è l’espressione, l’emblema, il vanto.
Ma certo l’elenco non si ferma qui, non solo ma mentre i mostri sacri divenivano tali e mietevano successi internazionali, altri cavalieri di valore si affacciavano ai primi successi creati dalla fucina della Scuola S.I.T.. Fucina che allora e per tanti anni a venire aveva quale indiscusso fabbro creatore il mitico Cavaliere Ottavio Dovadola, non a caso cresciuto alla Scuola di Pinerolo e più in particolare all’ombra del gen. Amalfi che, se ben ricordo, fu uno dei più illustri divulgatori del metodo Caprilli, oltre che istruttore dei fratelli Angioni e soprattutto di Daria Camilla Fantoni.